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Il mercato dell’arte italiano si trova oggi a un bivio cruciale, influenzato da dinamiche fiscali e normative che ne determinano la competitività a livello internazionale

Le sfide fiscali del mercato dell’arte italiano

Una delle principali criticità del mercato dell’arte italiano riguarda l’aliquota IVA applicata alle opere d’arte. Mentre Paesi come la Francia hanno ridotto l’IVA dal 20% al 5,5% e la Germania dal 19% al 7%, l’Italia mantiene un’aliquota più elevata, creando un dislivello competitivo significativo.

Questa disparità potrebbe portare a una diminuzione del fatturato per le gallerie italiane, stimata tra il 40% e il 50%, con conseguenze potenzialmente disastrose per l’intera filiera artistica nazionale.

Proposte per una riforma del settore dell’arte italiano

Per contrastare queste sfide, ANGAMC e il Gruppo Apollo stanno promuovendo una serie di riforme mirate.

Tra le proposte principali vi è la riduzione dell’aliquota IVA al 5% e l’allineamento delle normative italiane a quelle europee riguardo alla circolazione delle opere d’arte.

In particolare, si suggerisce di innalzare la soglia di valore per l’esportazione dei dipinti da 13.500 a 150.000 euro e di estendere il limite temporale per l’esportazione a 70 anni, in linea con gli standard europei.

L’importanza di un intervento tempestivo per il mercato dell’arte

in una recente intervista, Andrea Sirio Ortolani, Presidente dell’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea (ANGAMC), ha condiviso le sue riflessioni sugli scenari futuri del settore.

Ortolani a sottolinea l’urgenza di un intervento da parte delle istituzioni italiane. Sebbene vi siano state aperture al dialogo e rassicurazioni sulla volontà di riformare il settore, è fondamentale che le promesse si traducano in azioni concrete.

Con l’entrata in vigore delle nuove aliquote IVA in Europa dal 1° gennaio 2025, l’Italia rischia di rimanere indietro, con conseguenze negative non solo per le gallerie, ma per l’intero sistema culturale del Paese.

Le possibili conseguenze di un mancato intervento

Se non si procederà con le riforme necessarie, le ripercussioni potrebbero essere gravi. Oltre alla chiusura di numerose gallerie, gli artisti emergenti si troverebbero privi di supporto fondamentale per la loro crescita professionale.

Anche le istituzioni museali e le fiere d’arte ne risentirebbero, con una diminuzione delle collaborazioni e una riduzione dell’indotto turistico. Inoltre, l’intera filiera dell’arte, inclusi restauratori, trasportatori e altri professionisti del settore, subirebbe danni significativi.

Insomma, il futuro del mercato dell’arte italiano dipende dalla capacità di adattarsi alle nuove dinamiche internazionali attraverso riforme mirate e tempestive. Solo così sarà possibile garantire la sopravvivenza e la prosperità di un settore fondamentale per la cultura e l’economia del Paese.

In un’intervista condotta da Econique qualche settimana fa, anche il critico d’arte Ivan Quaroni si era detto preoccupato soprattutto perché non vede una tendenza innovativa nel mercato dell’arte, riferendosi non solo all’Italia ma in generale.

Il collezionismo in Italia

Un altro problema strutturale del mercato dell’arte in Italia è la scarsa tutela del collezionismo e il mancato riconoscimento del ruolo delle gallerie nella valorizzazione del patrimonio artistico. A differenza di altri Paesi europei, in Italia manca una legislazione chiara che incentivi la collezione privata e la consideri una risorsa culturale ed economica.

Questo ostacola il mercato secondario e rende più complesso l’accesso ai finanziamenti per gli operatori del settore. Inoltre, l’assenza di strumenti fiscali adeguati, come detrazioni per l’acquisto di opere d’arte o agevolazioni per le donazioni a musei e istituzioni culturali, limita fortemente il dinamismo del mercato.

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