Per la nostra rubrica “artisti di punta” abbiamo scelto di parlare di Agnes Scherer che si è fatta recentemente notare ad Art Basel Paris, vediamo di seguito i motivi.

La Biografia e la ricerca di Agnes Scherer
È nata nel 1985 a Lohr am Main, in Germania. Vive e lavora tra Salisburgo e Berlino. Ha studiato pittura alla Kunstakademie di Düsseldorf con Peter Doig ed Enrico David, è professoressa di pittura presso l’Università Mozarteum di Salisburgo. Scherer è un’artista colta e consapevole. La sua opera spazia con disinvoltura tra tecniche e media – tela, carta, cartapesta; pennarello, pittura, scultura, installazione, performance, musica. Tale versatilità risponde a un’abilità che sconvolge, soprattutto quando si osserva il progredire della sua ricerca negli anni. A ogni nuova mostra Agnes Scherer matura tecnicamente e non risulta mai scontata nelle tematiche che tocca. Relazioni sentimentali e stereotipi, braccio di ferro tra popolo e organi del potere, abusi e manomissioni, meccanismi insiti nel sistema socio-politico, eventi emblematici nella storia e rivalutazione degli stessi attraverso le lenti dell’attualità. L’artista indaga la tecnologia e le sue conseguenze, al di là dei benefici: dissociazione dalla realtà e apatia.
L’opera di Agnes Scherer

Nel corso della sua pratica artistica, Agnes Scherer indaga le relazioni di potere e le psicologie sottese ai meccanismi egemonici. Attingendo a piene mani alle fonti della storia dell’arte, dell’antropologia e della storia culturale, Scherer sovverte, con l’espediente dell’espressione artistica, le strategie di comunicazione solitamente legate al consolidamento del potere. In particolare, interroga i luoghi di diffusione dell’arte contemporanea poiché li considera non immuni dalle dinamiche capitalistiche e di mercato. Vede le gallerie d’arte come
“luoghi di intrattenimento che producono una dolce coercizione”.
Il fulcro del suo lavoro critica l’industrializzazione non in quanto epoca storica ma quale metafora di un processo che porta l’uomo a inseguire solo le logiche di profitto. L’artista costruisce così dei device scultorei che l’aiutano a comunicare il suo pensiero trasformandolo in uno story-telling favolistico che si snoda, tuttavia, intorno a momenti iconici della storia dell’uomo.
Alcune opere e installazioni di Agnes Scherer. Strawfires

Per il festival “Curated by” di Untold Narratives la mostra Strawfires presso la galleria Meyer Kainer, Vienna (17 Settembre – 2 Novembre 2024) – è un’installazione scenografica, composta da elementi pittorici e scultorei. La protagonista è Maria Antonietta. I dipinti di Agnes Scherer ritraggono la regina nei panni di una contadina; nell’installazione sono presenti ceste di uova e delle ghigliottine ripetute l’una dietro all’altra, in una mise-en-abyme.
Woe and Awe, la mostra da Sadie Coles

Per la prima mostra da Sadie Coles H.Q. (Londra) dipinti, sculture e diorami fatti a mano convergono in uno spettacolo installativo e performativo. L’opera centrale è un pieghevole di carta. Si tratta di un faldone trasformabile dotato di pieghe, alette, leve e aste. Le pagine vengono sollevate dall’artista e da alcuni performer in maniera manuale. Le forme tridimensionali creano una complessa messa in scena, quasi una quinta teatrale. L’opera si ispira ai libri “pop-up” degli anni Settanta di John Byrne, resi ancora più grandi.
Il diorama ritrae alcuni casi nella storia della società occidentale in cui la creatività e lo spirito di curiosità sono stati cooptati per l’industria. Da una balena spiaggiata si ottiene l’olio per lampade, quest’ultime illuminano degli operai che lavorano di notte per produrre sveglie. Due inventori creano un cigno con dei meccanismi automatici…in un susseguirsi di catene causa-effetto che portato all’alimentazione della macchina del Capitalismo. Woe and Awe significa, infatti, “Guai e dolori”.
La mostra in California di Agnes Scherer

Per la mostra a Los Angeles, organizzata da Page (NYC) in collaborazione con la galleria locale Bel Ami (che ha ospitato la mostra), Agnes ha esposto opere frutto della residenza californiana. I lavori sono in carta: collage e cut-out stratificati lavorati con grafite, matite colorate, acquerelli e inchiostro. Al centro della galleria è posizionata una scultura dalla forma di aquilone che accoglie una figura sdraiata.
Il letto d’artista e la donna trofeo nell’amor cortese
L’opera del 2022 Trousseau dérangé 1 (disturbo della dote 1) è stata esposta nell’ambito della mostra Savoir Vivre presso la Chertlüdde Gallery di Berlino, 16 Febbraio- 28 Marzo 2024. Imita il letto dell’artista stessa e raccoglie i cimeli di una sposa di cui non conosciamo l’identità: parti di un vestito, guanti, un volto-maschera e ciocche di capelli. L’ambiguità verte sull’entità di questo oggetto…vuole essere un letto nuziale o un reliquiario? Il matrimonio è una benedizione o una condanna?
Tra le decorazioni si nota una miscela di riferimenti a prima vista illogica, da S. Nicola a un dettaglio de La nascita di Venere di Sandro Botticelli. Concludono la mostra delle sculture in cartapesta dalle fattezze di marionette. Rievocano un torneo medievale e alludono alla persistenza dell’”amor cortese” nell’attualità. La donna è spesso ancora percepita come un oggetto del desiderio, un trofeo da conquistare mentre la sfida marziale è sinonimo di mascolinità tossica.
Due cavalieri a cavallo si scontrano con le loro lance mentre dodici dame di corte sono sugli spalti a osservare il combattimento. Le spettatrici hanno le iridi bucate quindi in loro sguardo cade nel vuoto. Fa da sfondo un disegno dove alcune donne nutrono con un imbuto delle oche per il foie gras.
Conversazione con Agnes Scherer

Perché pensi il tuo lavoro sia stato così sotto i radar ad Art Basel Paris?
Immagino che il letto si sia distinto perché fatto di carta e ha una presenza più vulnerabile rispetto alle opere esposte in una fiera d’arte. A volte la vulnerabilità aumenta la presenza. Ma c’è anche qualcosa di ipnotizzante nel letto a baldacchino… la sua forma e la sua qualità simbolica. Forse è per questo che i re lo hanno usato nelle sale di ricevimento.
Crei opere su carta perché vuoi renderle più effimere, al fine di contrastare le aspettative del mercato?
Lavoro molto con la tela, ma hai ragione a sostenere che io sia amante della carta. Non considero, tuttavia, la carta un materiale effimero. Oggi abbiamo ancora molte opere su carta che sono state realizzate 500 anni fa. Ma è vero: una scultura di carta non viene immediatamente percepita come un bene da collezione, anche se in fondo lo è. Personalmente, apprezzo il fatto che questo comporti una diversa qualità nella percezione dell’opera d’arte.
Stai preparando una nuova mostra? Che concept abbraccerà e dove sarà?
Alcuni dei miei progetti per il 2025 e il 2026 devono ancora essere annunciati ufficialmente dalle istituzioni ospitanti, ma posso dire che ho ricevuto inviti dei quali mi sento molto onorata. Per ora questo è quanto: con la galleria Chertlüdde (Berlino) sarò rappresentata in una delle nuove “vetrine” di Art Basel – un nuovo format con cui non vedo l’ora di giocare. In autunno avrò l’opportunità di presentare una mostra personale presso Sans Titre a Parigi.
Quali sono i temi che le stanno più a cuore in questo momento?
È difficile adattarsi alla realtà alterata in cui ci troviamo a seguito dei recenti cambiamenti politici. Mi ritrovo a contemplare altre fonti rispetto al passato. Artisti che hanno trovato il modo di continuare a lavorare in tempi critici, come Goya. Anche l’attuale mostra di Rudolf Wacker al Leopold Museum di Vienna mi sembra pertinente. Soprattutto le sue raffigurazioni di Cristo e di altri santi senza braccia e senza mani continuano a risuonare dentro di me.

Collabora da molti anni con riviste di settore come Artribune, XIBT Contemporary, ArtApp, Insideart ed Espoarte, prediligendo l’arte contemporanea nelle sue molteplici sfaccettature e derive mediali.