Jasleen Kaur, classe 1986, è un’artista nata in Scozia, in una comunità Sikh di Pollokshields, parte meridionale di Glasgow.
La comunità Sikh è stata fondata in India nel Punjab da Nānak (1469-1538), è legata alla religione monoteista è ha l’intento di unire indù e musulmani. Dio non doveva essere rappresentato con figurazioni materiali e si rifiuta la distinzione delle caste.
Nella bio del sito dell’artista Jasleen Kaur si legge:
“Jasleen è un’artista che lavora con il fango della vita. Cresciuta in mezzo a tradimenti, segretezza e outsider banditi, il suo lavoro è quello di dare un senso a ciò che è fuori dalla vista o nascosto. È chiamata alla pluralità, alle de-classificazioni, alla polifonia, alla sfocatura. Si esercita a cantare nel sedimento fino all’ebbrezza”.
Perché ne parliamo? L’artista di 38 anni ha appena vinto il Turner Prize 2024, prestigioso riconoscimento londinese nato nel 1984 e che compie ben 40 anni. Jasleen Kaur è quindi attualmente sotto i riflettori.
IL TURNER PRIZE 2024 per l’artista
Durante la cerimonia di premiazione ha inoltre indossato una bandiera palestinese e, mentre fuori della Tate Britain imperversavano i manifestanti Pro-Palestina, ha chiesto il cessate il fuoco in Medio Oriente e alla Tate stessa di prendere posizione, svincolandosi dalle organizzazioni legate al governo israeliano.
Come vincitrice del Turner Prize 2024, riceverà 25.000 sterline, mentre gli altri finalisti saranno premiati con 10.000 sterline ciascuno. I tre artisti riflettono l’interesse sempre maggiore verso i BAME (Black, Asian and minority ethnic), la loro cultura, la protezione e valorizzazione delle loro tradizioni che ha corrispo negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda il 2024, con un numero sempre maggiore di mostre dedicate, in Gran Bretagna, a queste minoranze. Non si sono aggiudicati il premio maggiore, in qualità di candidati selezionati: Pio Abad, 41 anni, artista filippino residente a Londra; Delaine Le Bas, 59 anni, di origine rom; Claudette Johnson, 65 anni, parte delle artiste emerse nel Black Art Movement degli anni Ottanta.
Il Turner Prize in particolare premia un’esposizione che si è distinta nell’arco dell’anno di riferimento.
L’OPERA DI JASLEEN KAUR
L’opera di Jasleen Kaur si esplica in installazioni, sculture cinetiche e musicali. Alter Altar al Tramway di Glasgow è stata l’esposizione che ha meritato il Turner Prize.
Kaur allestisce uno spazio per “reimmaginare la tradizione e i miti ereditati”. Si parte dal concetto secondo il quale alcuni oggetti di uso comune e gli spazi comunitari possano nascondere le ideologie politiche.
L’artista raduna nello spazio della galleria volantini politici e fotografie di famiglia, stende dei Tappeti Axminster e posiziona alcune campane di culto e bottiglie di Irn Bru – bevanda gassata analcolica scozzese, definita Scotland’s other national drink dopo lo Scotch whisky –.
I tappeti Axminster fabbricati ancor oggi in un borgo della contea del Devon hanno adornato i pavimenti delle magioni dei più importanti aristocratici, duca di Devonshire, Royal Pavilion a Brighton (la residenza del Principe di Galles).
Il nome Axminster suggerisce, a mio parere, per assonanza il nome del distretto e del capoluogo indiano Amritsar, ove si stabilirono molti dei seguaci del Sikhismo. Qui si recano molti pellegrini per raggiungere il luogo sacro per eccellenza, il Tempio d’Oro.
Uno dei pezzi forti è una Ford Escort rossa ricoperta da un centrino gigante. Si tratta di una macchina d’epoca che le ricorda il padre ma soprattutto è un riferimento agli indiani che emigrarono dall’India in Gran Bretagna e verso altri Paesi anglofoni, lavorando soprattutto nelle fabbriche tessili – come quella dei tappeti Axminster.
Alex Farquharson, direttore della Tate Britain, ha dichiarato che la sua arte riesce ad assumere una dimensione ambientale ed è in grado di incoraggiare «nuovi modi di pensare all’identità britannica attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea».
D’altronde se l’arte non ci fa aprire gli occhi sulla realtà attuale, quella passata e quella futura, si limita a essere mera decorazione.

Collabora da molti anni con riviste di settore come Artribune, XIBT Contemporary, ArtApp, Insideart ed Espoarte, prediligendo l’arte contemporanea nelle sue molteplici sfaccettature e derive mediali.