Scottsdale, lussuosa oasi dell’Arizona a due passi da Phoenix, ha fatto il suo ingresso ufficiale nel mondo delle grandi fiere d’arte con la prima edizione della Ferrari Art Week. Un evento nel cuore del deserto sta cambiando il panorama artistico del Southwest.
Dal 20 al 23 marzo 2025, oltre 15.000 visitatori e più di 100 gallerie internazionali e locali hanno dato vita a un evento che fonde collezionismo, cultura indigena e lifestyle, segnando un punto di svolta per la scena artistica americana nel deserto.
A Scottdale il debutto ambizioso nel circuito internazionale delle fiere
La location scelta, Westworld a Scottsdale, ha ospitato gallerie di alto profilo come de Sarthe (Hong Kong e Scottsdale), Lisa Sette Gallery (Phoenix) e il dealer di design newyorkese Lillian Nassau. L’obiettivo non era solo mostrare arte di qualità, ma costruire un ecosistema artistico locale in una delle città più in crescita degli Stati Uniti.
Michael Plummer, già fondatore di TEFAF New York ed ex dirigente di Christie’s, ha guidato lo sviluppo della fiera assieme ai fondatori Trey Brennen e Jason Rose. “Abbiamo voluto seguire le regole del mondo dell’arte, ma con uno spirito più aperto, inclusivo e orientato alla comunità,” ha spiegato Plummer.
Scottsdale: un mercato d’arte emergente
Con circa 14.000 milionari residenti, un boom immobiliare costante e un clima fiscale favorevole, Scottsdale rappresenta un terreno fertile per il collezionismo d’arte. “È mia convinzione che le fiere debbano andare incontro ai nuovi collezionisti, non aspettarli nei soliti luoghi,” ha detto Plummer. “Questa fiera è stata un test di quella teoria.”
E i risultati sembrano dargli ragione: la galleria de Sarthe, attiva a Scottsdale dal 2022, ha venduto diverse opere degli artisti cinesi Zhong Wei e Ma Sibo, con prezzi tra i 20.000 e i 30.000 dollari, a una clientela composta per il 50% da nuovi collezionisti, anche provenienti da altri stati.
“Non c’è ancora un grande mercato, ma tanti collezionisti validi e un’energia crescente. Questa settimana ha davvero segnato un punto di svolta,” ha dichiarato Vincent de Sarthe, direttore della sede locale.
L’arte indigena al centro della narrazione
Uno degli elementi più innovativi dell’evento è stato il focus sull’arte indigena contemporanea, in linea con la composizione culturale dell’Arizona, che ospita la terza più ampia popolazione nativa d’America negli Stati Uniti.
La Lisa Sette Gallery, attiva da 40 anni, ha esposto sette opere dell’artista Benjamin Timpson (Puebloan), realizzate con ali di farfalla e dedicate al tema delle Donne Indigene Scomparse e Uccise (MMIW). Le opere hanno anche fatto da scenografia a una sfilata di moda indigena durante il vernissage.
“C’è una nuova e crescente attenzione per l’arte indigena. Il 75% delle vendite di questa settimana sono arrivate da nuovi clienti,” ha detto Lisa Sette.
“Desert Modernism” e l’omaggio alla creatività del Southwest
La mostra collaterale Desert Modernism, curata dall’artista Diné Tony Abeyta, ha unito architettura e arte in un viaggio che ha spaziato dagli anni ’30 agli ’80, con opere di Fritz Scholder (Luiseno), Frank Lloyd Wright, Charles Loloma (Hopi) e Paolo Soleri.
Il programma pubblico ha incluso talk su come collezionare arte, fotografia e memorabilia sportiva, oltre a una conferenza sulla gallerista Elaine Horowitch, pioniera della scena artistica regionale.
Talk, inclusività e comunità
Grande rilievo è stato dato agli artisti e curatori indigeni: Amber-Dawn Bear Robe ha tenuto un talk sulla crisi MMIW e il suo impatto sull’arte contemporanea, mentre l’artista Diné Melissa Cody e il muralista Thomas “Breeze” Marcus (O’odham, Ponca) hanno discusso le nuove frontiere dell’arte nativa nel contesto urbano.
Anche le comunità latinoamericane e caraibiche, che rappresentano oltre il 30% della popolazione dell’Arizona, sono state protagoniste di tavole rotonde e installazioni mirate.
Il futuro per Scottsdale? Un Art Basel nel deserto?
Con un approccio più festivaliero che elitario, la Ferrari Art Week ha posto le basi per un modello innovativo di fiera d’arte, capace di attrarre nuovi pubblici, valorizzare culture locali e stimolare l’economia creativa.
“Abbiamo voluto allargare la definizione di ‘arte’, rendendola accessibile e rappresentativa delle comunità del territorio,” ha concluso Plummer.
Il messaggio è chiaro: Scottsdale non vuole solo ospitare l’arte, vuole farla vivere. E con questo slancio iniziale, potrebbe ben presto diventare il nuovo punto di riferimento dell’arte contemporanea americana nel Southwest.

Social media manager presso The Cryptonomist