“Study for Portrait of John Edwards” di Francis Bacon è l’opera più costosa di Art Basel Hong Kong 2025: 22 milioni di dollari per un capolavoro intimo e potente, che segna la maturità emotiva e artistica del grande pittore britannico.
Dal 28 al 30 marzo, tra le sale luminose di Art Basel Hong Kong, un nome spicca su tutti: Francis Bacon. L’opera esposta allo stand della prestigiosa Acquavella Galleries – “Study for Portrait of John Edwards” (1986) – è la più costosa della fiera, con un prezzo di 22 milioni di dollari. Un record che non sorprende, considerando l’importanza storica, emotiva e pittorica di questo lavoro.
Un incontro leggendario che diventa arte
Tutto ebbe inizio nel cuore pulsante di Soho, a Londra, nel 1974. Il 26enne John Edwards, barista schietto e diretto, rimprovera Francis Bacon per aver ordinato una cassa di champagne senza presentarsi.
L’artista, allora sessantaseienne, rimane colpito dalla spontaneità del giovane, dando il via a un’amicizia profonda e duratura. Edwards diventerà il suo più intimo confidente, compagno di vita e unico erede.
Bacon lo ritrasse in oltre venti opere. Tra queste, spicca il trittico “Three Studies for a Portrait of John Edwards” (1984), venduto nel 2014 per 80,8 milioni di dollari. Ma è con il dipinto del 1986 – oggi al centro di Art Basel – che Bacon esprime una nuova dimensione emotiva, fatta di equilibrio, affetto e introspezione.
Il dipinto: rigore, grazia e profondità in mostra ad Art Basel
“Study for Portrait of John Edwards” è un’opera a olio, pastello e pittura su tela (198 x 147,5 cm), realizzata due anni dopo il celebre trittico. Battuta da Sotheby’s nel 2020 per 19 milioni di dollari (partendo da una stima di 12-18 milioni), oggi viene proposta ad Art Basel per 22 milioni, consolidando il valore crescente dei lavori tardi di Bacon.
Il ritratto raffigura Edwards in piedi, nudo, visto di tre quarti. I colori sono tenui, dominati da rosa pastello, verdi e beige. Il corpo è vigoroso ma armonico, incorniciato da architetture essenziali: una porta aperta sul buio, una parete verde, un pavimento neutro. Il volto, dai tratti forti ma sfumati, è definito da una pennellata gialla e una bianca, quasi a proteggerlo.
Questa composizione rappresenta una svolta: l’artista abbandona le lacerazioni emotive degli anni ’70, segnati dal dolore per la morte dell’amante George Dyer, per approdare a una pittura più composta.
Come scrive la curatrice Rachel Tant, nella retrospettiva del 2009 al Metropolitan Museum di New York, “il senso di colpa e la disperazione lasciano spazio a compostezza e sicurezza”.
Bacon, Michelangelo e Muybridge: le influenze che scolpiscono il corpo
Il nudo in primo piano non è solo un ritratto, ma una sintesi visiva della cultura figurativa di Bacon. Da un lato, la tensione dinamica dei corpi immortalati da Eadweard Muybridge, pioniere della fotografia in movimento. Dall’altro, la monumentalità delle anatomie maschili michelangiolesche. «Le posizioni di Muybridge e la grandezza delle forme di Michelangelo sono mescolati nella mia mente», dichiarò lo stesso Bacon.
Questo mix di riferimenti visivi, unito all’intimità del soggetto, dà vita a un’opera che vibra di tensione trattenuta e umanità.
Acquavella Galleries e il valore crescente di Bacon
Esposta dallo storico spazio newyorchese Acquavella Galleries, tra i nomi più rispettati nel mercato internazionale dell’arte moderna, l’opera conferma la solidità dell’interesse per il periodo tardo di Bacon. Collezionisti asiatici, americani ed europei continuano a contendersi i suoi lavori, che coniugano espressione figurativa, valore storico e potenziale di investimento.
La presenza di “Study for Portrait of John Edwards” ad Art Basel non è solo un evento espositivo, ma anche un segnale: l’arte di Bacon resta centrale nel panorama globale, sia per la sua forza visiva che per il valore che rappresenta.
Immagine: Francis Bacon photographed by John Edwards, 1984 © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, DACS/ Artimage 2020

Social media manager presso The Cryptonomist