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Art Düsseldorf

Düsseldorf è una città vivace, ben collegata con la sua rete pubblica di trasporti, con le sue 750.000 persone è la settima città tedesca per numero di abitanti. 

Accanto si trova anche Köln, che condivide con Düsseldorf l’amore per l’arte visiva ma anche una contesa sulla birra migliore: l’Alt, scura e tostata, è il vanto di Düsseldorf che si può degustare in molti locali del centro ma soprattutto presso la Füchschen Alt.

Ma la competizione tra Dusseldorf e Colonia non si ferma al primato della birra, anzi! La fiera d’arte più antica del mondo nel suo genere è stata fondata a Köln: Art Cologne nacque nel 1967 come Kölner Kunstmarkt. Per la nostra rubrica sulle fiere, vediamo ora la più giovane: Art Düsseldorf.

La tradizione artistica di Düsseldorf

Dusseldorf ha una rete ampia di gallerie commerciali, circa un centinaio, e una tradizione culturale che va dalla musica elettronica con i suoi festival – e il gruppo musicale pioniere del genere, i Kraftwerk – sino all’arte visiva. In particolare, nella sua grande Accademia, fondata nel Settecento, hanno insegnato grandi artisti come Joseph Beuys e Gerhard Richter

Tra gli artisti contemporanei nati qui spicca soprattutto il quotato Andrea Gursky, non è un caso quindi che la fotografia sia molto apprezzata. Per intenderci, la sua Rhein II del 1999, battuta all’asta da Christie’s nel 2011, ha raggiunto la somma record di 4.338.500 dollari.


Andreas Gursky, The Rhine II, 1999 © Courtesy Monika Sprueth Galerie, Koeln / VG Bild-Kunst, Bonn and DACS, London 2025

La fiera Art Düsseldorf da’ modo di scoprire altri musei in città come il Kunst Palast, K20 e K21, la collezione privata Sammlung Philara. Inoltre, verso la campagna si segnala anche la Langen Fondaution.

Considerando la fiera, nata nel 2017, abbiamo selezionato alcuni artisti e stand per voi.

La fiera Art Düsseldorf

Infatti, oltre a grandi nomi di artisti tedeschi come Thomas Schütte – in mostra ora a Palazzo Grassi, Venezia -, Gerhard Richter o internazionali come Miriam Cahn da Meyer Riegger, si fanno notare alcuni artisti emergenti.

C’è da menzionare poi la trasparenza e il clima di fiducia che si respira tra i corridoi dell’hangar: il benessere economico dei cittadini è accompagnato dall’esposizione, direttamente sulla didascalia dell’opera, del prezzo delle opere. Curiosamente abbiamo poi riscontrato una ricorrenza frequente del soggetto del cavallo, declinato in varie salse – pittura, scultura, monumentale, scherzoso, cavallo a dondolo -.

Da Societé di Berlino notiamo subito una serie di Thomas Schütte e dei dipinti della talentuosa Trisha Baga (1985, Venice, FL) vive e lavora a New York, che abbiamo incontrato nella collettiva Tecno del Museion di Bolzano.

Galleria Beck & Eggeling

Nikos Asianidis, dettaglio, foto Giorgia Basili

Da Beck & Eggeling, che vanta una sede in città, notiamo Nikos Asianidis. L’artista greco (1980) porta un grande dipinto in vendita a 20.000 euro.

Rappresentata dalla stessa galleria anche la moglie Lia Kazakou che restituisce con perizia dettagli di impermeabili, nodi di satin, stoffe variopinte, soffermandosi sulle pieghe (un dipinto 150 x 70 cm è in vendita a 9.500 euro). Non viene mai registrata la presenza umana, al contrario dell’abile artista di base a Roma Krizia Galfo, più notevole a livello pittorico.

Stefan Kürten propone quelli che ha definito “Sunken Relief Paintings”, tradotto “dipinti a rilievo incassati”. Si tratta di incisioni nel legno che va poi a colorare. Le sue opere più piccole partono dai 5000 fino ad arrivare ai 58.000. Rappresenta esterni di architetture di lusso con piscine e gonfiabili e un paesaggio addomesticato dall’uomo.

https://www.beck-eggeling.de/de

Marc Henry in due gallerie di Art Düsseldorf

Marc Henry, foto Giorgia Basili

Attraggono i dipinti di Marc Henry, rappresentato sia dalla berlinese Anton Janizewski che dalla viennese Galerie Kandhofer. Sono sia ritratti ravvicinati che rappresentazioni di interni. Una figura in ascensore, come in uno stato di limbo, di transizione da un piano all’altro, da uno stato emotivo a un altro. Viene presentata una sala conferenze, con un ampio tavolo in legno e sopra un castello di carte. Fa parte di una serie sugli uffici come macchine del capitalismo, luoghi in cui il potere si esplica. Marc Henry guarda a Piero della Francesca per il volume delle figure, mentre la desolazione “da monade” rievoca Edward Hopper.

Fiebach Minninger con il lavoro di Pauline Rintsch

Pauline Rintsch, foto Giorgia Basili

Pauline Rintsch, con le sue composizioni rarefatte, colpisce il nostro occhio con un solo show da Fiebach Minninger. Delle opere di Rintsch come viene messa in atto la rappresentazione della quotidianità. I gesti cadenzati, i travestimenti, i piccoli vizi vengono offerti al nostro sguardo di voyeur come “ritagliati”. Sono il risultato di una realtà sempre più frammentata, non più divisa tra i poli del concreto/tangibile e del digitale/virtuale. Un mare magnum di momenti ibridi in cui l’intimità si mescola con l’esposizione sociale, ma l’artista non condanna, semplicemente incapsula delle visioni ravvicinate. I dettagli, le briciole della memoria. La sua scioltezza pittorica si adatta ai supporti: tela, legno, carta, ceramica. Le sue figure lottano tra l’opacità e la trasparenza.

Feipel & Bechameil da Galleria Fontana

Il duo di artisti Martine Feipel & Jean Bechameil lavora n sinergia dal 2008. Per la galleria Fontana porta delle casette per uccelli in ceramica, una serie nata dal progetto “Cité d’urgences – Apus Apus”. Nonostante i colori vivaci e l’aspetto gioioso, questi alloggi sono creati ogni volta che una specie di volatile è minacciata dall’estinzione. Protagonista diviene così la natura e le diverse forme del vivente, mentre il monito è collegato alla constatazione di come la modernità stia mettendo in pericolo l’ambiente e la biodiversità. I costi vanno dai € 2.000 – € 4.000 ai € 10.000 – € 15.000 di Dreamers.

Martine Feipel & Jean Bechameil, Dreamers, Galerie Fontana

Il duo mostra particolare sensibilità nei confronti della teatralità del mondo. Vanta un approccio multidisciplinare potendo disporre di conoscenze in vari campi – disegno, scultura, ingegneria, regia e presentazione, scenografia -. Vuole poi impiegare competenze e know-how della robotica industriale per applicarle alla creazione di opere d’arte.

Lo stand di Jahn und Jahn per Art Dusseldorf

Art Düsseldorf, 2025 Julius Heinemann, Gülbin Ünlü, Karin Kneffel, crediti Choreo

Galleria di Monaco di Baviera e Lisbona, Jahn und Jahn, propone senz’altro uno degli stand più interessanti della fiera. Notevole soprattutto l’unico lavoro esposto di Gülbin Ünlü che vive e lavora a Monaco di Baviera. Sceglie il mash-up, intrecciando i generi artistici: pittura, lavori fotografici e video, performance e musica, utilizzando archivi e IA. Attinge da archivi privati e pubblici per realizzare delle opere ibride tra pittura e stampa. Ünlü è in mostra anche presso Villa Stuck (Monaco), con la personale ULTRAHAPPY fino all’11 maggio 2025.

Nello stesso stand Karin Kneffel, forte di una recente personale presso la sede romana della Gagosian. Stefan Vogel, uno dei borsisti della prestigiosa Accademia Tedesca di Roma, realizza opere composte da più sezioni. Sono costellazioni familiari o forme di comunicazione interpersonale?

Haruko Maeda da Elektrohalle Rhomberg

Haruko Maeda, Das vorvorletzte Abendmahl, 2023, oil on canvas

L’opera pittorica della giapponese Haruko Maeda è ironica e minuziosa. The Great Bouquet è un cestino talmente pieno di rifiuti – tra cibo, confezioni, elettronica rotta, scarti organici – da sembrare un mazzo di fiori. Si gioca con il contenuto: I-phone fuori uso, blister, portatili obsoleti, guanti in lattice, spazzole piene di capelli. Variano dimensioni e prezzi: dai 17.400 ai 23.700 (incl. 13% VAT).

Haruko Maeda, foto Giorgia Basili

Das vorvorletzte Abendmahl (L’Ultima Cena) presenta una tavola imbandita. La prospettiva è dall’alto e diagonale. Tutto assume importanza: dal gatto sonnecchiante alle toghe del parquet; dal martello alla pigna, dal tentacolo sul letto di riso al catalogo di David Hockney. Costo 26.900 incl. 13% VAT. Maeda è virtuosa e magnetica. Sa essere anche sottilmente inquietante. Come nell’autoritratto dove dalla bocca si intravede polvere bianca… sono le ceneri della madre. Eppure, è solo un’usanza culturale. La lacuna può essere colmata con l’ascolto reciproco.

Alfredo Barsuglia da GALERIE3, il gioco che supporta i concetti

Dettaglio dall’opera di Francesco De Grandi, Art Düsseldorf, foto Giorgia Basili

Francesco De Grandi (Palermo, 1968) da RizzutoGallery propone un dipinto dalle dimensioni notevoli. Una scena affollata di destrieri al galoppo e strani cavalieri in un tempo sospeso e uno spazio senza coordinate. Sembra una scena di caccia, uomini e scheletri armati di fucili, cani eccessivamente plastici e allungati. Dietro una barricata di sottili tronchi nudi.

Alfredo Barsuglia, Violetta Ehnsperg, Juewen Zhang Art Düsseldorf AREAL BÖHLER, 11. April 2025 – 13. April 2025

Alfredo Barsuglia, artista di origini italiane, da Galerie3 offre zucchero filato. Ci avviciniamo… un oggetto pneumatico, un “castello in aria”, emula l’archetipo della casa. Mentre lo zucchero si scioglie e diventa una nuvola aromatizzata alla vaniglia, la casetta collassa su se stessa perché la macchina dolciaria le toglie energia. È la bolla dei nostri desideri a essere volatile e zuccherina o è vero che ci rifugiamo in sogni improbabili e narrazioni fallaci perché non abbiamo più comfort-zone o pareti solide che ci sostengano?

Alfredo Barsuglia, foto Giorgia Basili

Takako Saito per basedonart

Takako Saito | You and Me shop | 1994:21 | boa-basedonart | Photo Johannes Pöttgens

In città si contano valide gallerie, Da Van Horn è possibile vedere la mostra Dawn of Aquarius di Anys Reimann. Oppure, Sies + Höke con la personale di Julian Charrière A Stone Dream of You. Interessante è allora notare l’unica artist-run gallery con sede a Flingern, Düsseldorf: basedonart. In fiera porta un’installazione di Takako Saito. Nata in Giappone, nel 1929, Saito vive a Düsseldorf dal 1979. A New York è stata vicina ai protagonisti del movimento Fluxus, come George Maciunas, Shigeko Kubota e John Cage. La sua opera è contraddistinta dall’esplorazione delle pratiche del gioco e del caso. Il principio del fai-da-te permea molte delle sue opere, tra cui il “You and Me Shop”.

https://www.art-dus.de/catalogue

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