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Il Collezionismo: un investimento a 360 gradi per le aziende

L’interesse delle aziende per investire in opere d’arte e collezionismo è in costante crescita, poiché offre una serie di benefici tangibili e intangibili.

In questo articolo, esploreremo i vantaggi di questa pratica, l’ipotesi di inserire opere d’arte nel capitale sociale e il caso specifico della filatelia.

I benefici del collezionismo per le aziende

Investire in opere d’arte e collezionismo può rafforzare l’identità aziendale, migliorare la reputazione e il prestigio, creare un ambiente di lavoro stimolante, diversificare il patrimonio e offrire opportunità di marketing e responsabilità sociale.

Una collezione ben curata può riflettere i valori, la storia e la visione dell’azienda, diventando un potente strumento di comunicazione.

Possedere opere d’arte di valore conferisce all’azienda un’aura di prestigio, attraendo clienti, partner e talenti.

L’arte negli uffici migliora il benessere psicologico, riduce lo stress e aumenta la creatività, favorendo la produttività.

Il collezionismo come investimento a lungo termine

Alcuni oggetti da collezione aumentano di valore nel tempo, rappresentando un investimento redditizio e diversificando il portafoglio aziendale.

Le collezioni possono essere utilizzate per eventi esclusivi, mostre e contenuti di marketing, rafforzando le relazioni con i clienti ed i dipendenti, migliorando l’immagine pubblica dell’azienda.

Inserimento nel capitale sociale

L’inserimento di beni culturali nel capitale sociale è un’opportunità innovativa per valorizzare un patrimonio spesso sottovalutato, trasformandolo in un asset strategico.

Vantaggi:

  • Rafforza la solidità patrimoniale dell’azienda.
  • Migliora l’affidabilità agli occhi di investitori e istituti di credito.
  • Rende l’azienda più attraente per gli investitori interessati al settore dell’arte e della cultura.
  • Può comportare vantaggi fiscali, come la deduzione delle spese di acquisizione e manutenzione.

Anche se meno comune, il collezionismo di francobolli può rappresentare un investimento interessante per le aziende.

Esempi di collezioni aziendali di successo

Numerose aziende in tutto il mondo hanno investito con successo nel collezionismo, creando collezioni di grande valore artistico e culturale.

Alcuni esempi notevoli includono la collezione d’arte di Intesa Sanpaolo, la collezione di orologi di lusso di Patek Philippe e la collezione di automobili d’epoca di Mercedes-Benz.

Consigli pratici per iniziare

Per intraprendere un percorso di collezionismo aziendale, è consigliabile definire gli obiettivi, affidarsi a esperti, documentare la collezione, assicurarla e creare un inventario.

In conclusione, il collezionismo rappresenta un’opportunità strategica per le aziende che desiderano rafforzare la propria immagine, diversificare il proprio patrimonio e creare valore a lungo termine.

L’inserimento di beni culturali nel capitale sociale rappresenta un’ulteriore evoluzione di questa strategia, offrendo vantaggi innovativi e duraturi.                                                                                           

L’attrazione delle imprese verso l’investimento in opere d’arte e collezioni è in aumento, poiché offre una serie di vantaggi sia concreti che intangibili.

Evoluzione Storica del Collezionismo da parte di aziende

Il legame tra arte e impresa ha radici profonde. Due mondi apparentemente distanti, hanno da tempo instaurato una connessione solida e duratura. L’arte ha suscitato l’interesse delle aziende, che hanno investito considerevoli risorse.

Gli artisti, con la loro natura creativa e non convenzionale, sembrano distanti dalla struttura e dalla logica aziendale, ma le imprese hanno riconosciuto il potenziale dell’arte, diventando veri e propri “collezionisti”.

Le Prime Forme di Collaborazione

Il termine “Corporate Art Collection” si riferisce a una specifica forma di collezionismo, praticata da aziende di vari settori, che ha avuto una crescita significativa negli anni ’70 e ’80 in America.

Tuttavia, la storia del collezionismo aziendale è più antica, con aziende che acquistano opere d’arte e finanziano capolavori da secoli.

La prima collezione aziendale della storia potrebbe essere quella della famiglia Medici a Firenze, mecenati di arte e architettura e promotori del Rinascimento.

Le prime collaborazioni tra arte e azienda risalgono ai primi decenni del Novecento, quando le imprese commissionavano agli artisti la creazione di packaging, calendari e manifesti, testimonianze della creatività degli artisti.

Esempi notevoli includono Toulouse-Lautrec, autore dell’identità visiva del Moulin Rouge, e artisti italiani come Bassi, Boccasile, Carboni e Depero, che collaborarono con aziende di beni di consumo.

Anche le case di moda hanno avuto un legame con l’arte, come Elsa Schiapparelli, che collaborò con Salvador Dalì e Alberto Giacometti. Con l’evoluzione della società, le aziende hanno compreso il potenziale dell’arte non solo per la pubblicità, ma anche per migliorare l’immagine, le prestazioni economiche e l’ambiente di lavoro.

Fino agli anni ’50, le collezioni nascevano dall’interesse personale dei presidenti o per sostenere giovani artisti. Negli anni ’60, si è assistito a un’espansione del collezionismo aziendale.

L’Età d’Oro del Collezionismo per le aziende

David Rockefeller, Presidente della Chase Manhattan Bank, ha avviato nel 1959 la prima collezione d’arte aziendale. Il suo impegno è evidente nel discorso del 1966: “Le arti sono vitali per l’esperienza umana… le aziende devono assumere un ruolo maggiore nel sostenere le arti”.

Con il tempo, le collezioni aziendali sono diventate asset strategici, capaci di generare valore e influenzare il territorio.

Negli USA, i vantaggi fiscali hanno incentivato il collezionismo, con detrazioni fiscali per le donazioni. Tuttavia, la riforma fiscale di Reagan nel 1986 ha ridotto tali detrazioni.

La Situazione Italiana delle aziende nel collezionismo

In Italia, il quadro normativo sul collezionismo aziendale è complesso. È necessario distinguere tra aziende che commercializzano opere d’arte e quelle che le detengono a lungo termine. Le prime le considerano “rimanenze di magazzino”, le seconde “immobilizzazioni materiali” non ammortizzabili.

La deducibilità fiscale dei costi delle opere d’arte è più chiara: le aziende possono dedurre i costi se le opere sono esposte nei locali di rappresentanza.

Nel 2014, il Ministro Franceschini ha proposto una legge per consentire alle aziende di ridurre le tasse cedendo opere d’arte allo Stato, ma la proposta ha avuto scarso riscontro.

Le Collezioni Aziendali in Tempi di Crisi

La crisi economica del 2008 ha influenzato il collezionismo aziendale, con tagli alle spese culturali. Tuttavia, le aziende che hanno continuato a investire in arte contemporanea hanno reagito meglio alla crisi.

L’arte, in particolare quella contemporanea, può stimolare la creatività e l’innovazione. Gordon Knox, direttore dell’Arizona State University Art Museum, ritiene che l’arte possa salvare l’economia dalla crisi.

Investire in arte rafforza l’identità aziendale, migliora la reputazione, crea un ambiente di lavoro stimolante, diversifica il patrimonio e offre opportunità di marketing e responsabilità sociale.

L’inclusione di beni culturali nel capitale sociale rafforza la solidità patrimoniale, migliora l’affidabilità e attrae investitori.

Esempi includono la collezione d’arte di Intesa Sanpaolo, la collezione di orologi di Patek Philippe e la collezione di automobili d’epoca di Mercedes-Benz.

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