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L’Impatto dei diritti d’asta sul mercato dell’Arte

Le commissioni applicate dalle case d’asta, note come “diritti d’asta”, rappresentano un elemento cruciale nel mercato dell’arte, influenzando sia gli acquirenti che i venditori.

Queste commissioni variano significativamente tra le diverse case d’asta e possono incidere notevolmente sul prezzo finale delle opere.

Struttura dei diritti nelle Case d’Asta

Le case d’asta applicano commissioni sia agli acquirenti (buyer’s premium) che ai venditori (seller’s commission). Ad esempio, Pandolfini Casa d’Aste trattiene una commissione del 13% (oltre IVA) sul prezzo di vendita, detratta dal ricavato del venditore.

Per gli acquirenti, al prezzo di aggiudicazione viene aggiunto un importo dei diritti d’asta pari al 26% fino a 250.000 euro.

Un’altra casa d’aste italiana, Colasanti, applica una commissione decrescente per i venditori:

  • 4% per la parte del prezzo di vendita fino a 50.000 euro;
  • 3% per la parte compresa tra 50.000,01 e 200.000 euro;
  • 1% per la parte tra 200.000,01 e 350.000 euro;
  • 0,5% tra 350.000,01 e 500.000 euro;
  • 0,25% per la parte eccedente i 500.000 euro citeturn0search3.

Cambi Casa d’Aste, invece, trattiene una commissione del 15% sul prezzo di aggiudicazione, con un minimo di 30 euro, oltre a un 1% come rimborso assicurativo.

Confronto dei diritti d’asta con le case Internazionali

Le principali case d’asta internazionali, come Sotheby’s, Christie’s e Phillips, applicano strutture commissionarie che possono arrivare fino al 30% per importi fino a un milione di dollari. Queste percentuali possono variare in base a politiche interne e accordi specifici con i clienti.

Implicazioni per il Mercato dell’Arte Italiano

Le elevate commissioni e la burocrazia associata alle transazioni artistiche in Italia possono rappresentare un deterrente per gli scambi e l’esportazione delle opere.

Secondo un articolo de L’Espresso, i tempi lunghi per ottenere gli attestati di libera circolazione e i costi elevati frenano l’esportazione delle opere, disincentivando gli scambi interni e posizionando l’Italia in fondo alla classifica del settore.

Nonostante queste sfide, il mercato italiano dell’arte ha mostrato resilienza. Nel secondo semestre del 2024, le principali case d’asta italiane hanno registrato un fatturato complessivo di oltre 116 milioni di euro, sebbene in calo rispetto all’anno precedente.

Nel 2023 il mercato dell’arte in Italia aveva registrato un valore complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro, con una crescita costante nell’export di opere d’arte, design e arredamento verso mercati esteri strategici come Regno Unito, Francia e Stati Uniti.

Inoltre, oltre il problema dei diritti d’asta, una delle principali criticità del mercato dell’arte italiano riguarda l’aliquota IVA applicata alle opere d’arte. Mentre Paesi come la Francia hanno ridotto l’IVA dal 20% al 5,5% e la Germania dal 19% al 7%, l’Italia mantiene un’aliquota più elevata, creando un dislivello competitivo significativo.

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