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Giovanni Motta: “il coefficiente è l’indicatore della fiducia dei collezionisti”

Abbiamo intervistato l’artista Giovanni Motta, famoso per il suo Jonny Boy e anche per avere una carriera di successo in ambito NFT per parlare del mercato dell’arte e del suo coefficiente, oltre che del suo percorso artistico e tanto altro.

Puoi raccontarci il tuo percorso artistico? Qual è stato il momento chiave che ti ha portato a scegliere questa strada?


Il mio percorso artistico è sempre stato guidato dal desiderio di esplorare le emozioni profonde e dimenticate. Ho iniziato come pittore e artista digitale, spinto da una curiosità verso il potere evocativo dell’immagine.

Il momento chiave è stato comprendere che l’arte poteva essere un ponte per riscoprire il bambino interiore, quell’essenza autentica che spesso si perde crescendo. Da quel momento, Jonny Boy è diventato il simbolo di questa ricerca, uno strumento che mi permette di esplorare i mondi della memoria e della nostalgia. Il momento chiave non c’è stato. L’arte è il mio destino.

Le tue opere hanno un’estetica unica e riconoscibile. Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?


Trovo ispirazione nella cultura pop, negli Anime Giapponesi, nei cartoni animati e negli oggetti che hanno caratterizzato la mia infanzia. Ogni elemento che utilizzo è un frammento di memoria collettiva, un simbolo che porta con sé emozioni universali. Mi ispira anche il surrealismo e la capacità di questo linguaggio di creare mondi immaginari che dialogano con la realtà.

Come definiresti il tuo approccio all’arte contemporanea? C’è un messaggio specifico che vuoi trasmettere attraverso le tue creazioni?

      Il mio approccio è profondamente emotivo e narrativo. Utilizzo l’estetica del pop surrealismo per creare opere che parlano alle persone, facendo emergere emozioni dimenticate. Il messaggio principale è che è possibile riscoprire il bambino che siamo stati, riabbracciare la nostra autenticità e ritrovare quella gioia semplice che spesso viene soffocata dalla vita adulta.
      In generale mi interessa riuscire a trasformare la complessità in messaggi che arrivino dritto al cuore delle persone senza passare dal cervello.

      Il coefficiente di un artista è spesso oggetto di dibattito. Sono curiosa: Giovanni Motta come percepisce il suo coefficiente e in che modo influenza il tuo rapporto con i collezionisti e il mercato?

      Il coefficiente è un parametro importante ma non deve mai diventare un limite o un’ossessione. Lo percepisco come un indicatore della fiducia che i collezionisti e il mercato ripongono nel mio lavoro, ma per me l’aspetto fondamentale resta la connessione emotiva che le mie opere creano con il pubblico. Mi impegno a mantenere un dialogo autentico con i collezionisti, cercando di non sacrificare mai la mia visione artistica.


      Il coefficiente è perfetto per chiarire una posizione, identificare un valore ma poi ci sono opere più e meno buone.


      Il coefficiente protegge il mercato ma può essere uno strumento a doppio taglio quindi deve essere sempre supportato dalla storia espositiva e dai momenti cardine della vita professionale di un artista.
      I miei collezionisti sono coinvolti nei miei progetti e in futuro cercherò di coinvolgermi ancora di più

      Come vedi l’attuale mercato dell’arte? Quali sono, secondo te, le principali sfide e opportunità per gli artisti contemporanei?

      Il mercato dell’arte oggi è estremamente dinamico, con opportunità legate alla digitalizzazione e alla globalizzazione, ma anche con sfide complesse come la saturazione e la necessità di emergere in un panorama competitivo.

      Credo che il segreto sia trovare una voce autentica e coltivare relazioni profonde con il pubblico, andando oltre le mode passeggere.
      Creare una community di persone che credono nel tuo lavoro è essenziale e per farlo è necessario tenere una relazione costante ed investire in esposizioni altamente creative e multidimensionali, immersive. Inoltre sarà sempre più importanti avere un mercato parallelo indipendente.


      Qual è il ruolo delle gallerie e delle case d’asta nel successo di un artista oggi? Ti senti supportato da queste istituzioni?


      Le gallerie e le case d’asta restano pilastri fondamentali per la diffusione e la valorizzazione del lavoro di un artista. Ho avuto la fortuna di collaborare con istituzioni che credono nella mia visione e mi supportano, ma ritengo che sia essenziale per ogni artista trovare un equilibrio tra il proprio percorso creativo e le dinamiche del mercato.


      Ho forte la sensazione che stiano cambiando alcuni meccanismi semplicemente perché le nuove generazioni di collezionisti hanno un diverso parametro per valutare l’arte e gli artisti. Inoltre l’intelligenza artificiale non solo sta influenzando il processo creativo degli artisti ma sta anche modificando fortemente l’estetica generale.


      Come riesci a mantenere un equilibrio tra il tuo percorso creativo e le esigenze del mercato?

      Non è sempre facile, ma per me è essenziale restare fedele alla mia visione. Cerco di ascoltare il mercato senza lasciarmi condizionare troppo. La chiave è mantenere una linea di autenticità e coerenza che mi permetta di creare opere che sento davvero mie, pur rispondendo alle aspettative del pubblico e dei collezionisti.


      Devo dire comunque che restare in equilibrio in una situazione di continua crisi ( passaggio) è fondamentale per me perché mi permette di restare vigile e attento agli stimoli e ai cambiamenti ma anche ipersensibile alle piccole cose che accadono quotidianamente che sono fonte creativa essenziale per avere idee.

      Hai notato un cambiamento nell’interesse per il tuo lavoro negli ultimi anni? Da cosa pensi sia stato influenzato?

      Sì, ho notato una crescita nell’interesse per il mio lavoro, probabilmente legata al fatto che sempre più persone cercano nell’arte una connessione emotiva e autentica.

      Credo che il successo di Jonny Boy come simbolo del bambino interiore abbia trovato risonanza in un pubblico ampio e variegato, in un periodo storico in cui si sente un forte bisogno di riscoprire le emozioni autentiche.

      Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa di nuovo che possiamo aspettarci nel tuo lavoro o nella tua carriera?

      Sto lavorando su diversi progetti entusiasmanti, tra cui una nuova collezione legata al tema del ricordo per il mercato inglese.

      Tra i progetti più ambiziosi c’è l’evento LOST PARADISE, che unisce arte, scenografia distopica e un’esperienza immersiva unica a Milano a primavera. Desidero cambiare le cose facendo esposizioni il più straordinarie possibile.

      Mi piacerebbe creare un’installazione come quella che ho portato a Cagliari, ancora visitabile, fino a fine Febbraio, dove ho esposto più di 600 oggetti della memoria. L’opera si intitola “La vita segreta degli oggetti”.

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