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Fabio Giampietro: “Fuori dall’Italia c’è una spudorata attenzione all’arte come investimento”

Econique ha intervistato l’artista Fabio Giampietro per parlare del mercato attuale e dell’arte come investimento. Grande attenzione anche a tecnologia e innovazione come VR e NFT.

Qui di seguito l’intervista completa.

Come descriveresti la sua posizione attuale nel mercato dell’arte contemporanea?

Le mie opere si collocano in un dialogo tra la tradizione delle opere pittoriche e l’innovazione dell’arte digitale. Esploro principalmente con la VR e le grandi installazioni immersive . Lavoro con diverse gallerie riconosciute sia in Italia che all’estero, l’utilizzo della tecnologia NFT mi ha permesso di raggiungere collezionisti e mercati digitali in espansione.

Qual è il tuo coefficiente attuale, e come pensi che rappresenti il valore delle opere?

Il mio coefficiente attuale per le opere fisiche è parametro 5, per le installazioni e le opere digitali cambia a seconda dell’entità dell’opera stessa.

Che tipo di collezionisti sono maggiormente attratti dalle tue opere?

Le mie opere attraggono visionari: collezionisti che comprendono il potenziale di un’opera che vive in più dimensioni. Sono appassionati d’arte che cercano autenticità e investitori che riconoscono il valore di un’estetica che anticipa i tempi. Spesso sono entrambe le cose.

Come determini il prezzo delle opere, e quali fattori influiscono maggiormente su questa scelta?

Il prezzo delle opere riflette una combinazione di elementi: per le opere fisiche, intendo i quadri segue il parametro che è proporzionale alle dimensioni ed è il frutto di un lungo processo organico di crescita sul mercato, 20 anni di produzione artistica scanditi da pietre miliari come premi vinti e mostre in importanti musei e luoghi istituzionali (Palazzo Reale, Triennale, Biennale, GNAM, eccetera).

Per le opere digitali l’innovazione concettuale e l’unicità di ogni progetto. È un processo che tiene conto non solo del mercato, ma anche della tecnologia e del grado di innovazione che l’opera porta con sé.

Hai notato dei cambiamenti nelle preferenze dei collezionisti negli ultimi anni?

In realtà, mi dedico profondamente alla mia ricerca artistica, evitando di lasciarmi condizionare da tendenze o mode. Per me, è essenziale sapersi reinventare costantemente, mantenendo però coerenza e una rilevanza incisiva rispetto al periodo storico in cui si vive. I gusti dei collezionisti non rientrano tra le mie priorità.

Hai una forte presenza sui mercati internazionali? Quali sono le differenze rispetto al mercato italiano?

Ho una presenza crescente nei mercati internazionali, ho appena concluso una grande mostra in un museo in Cina e sono reduce dal periodo delle fiere a Miami, ho notato che c’è una maggiore apertura verso l’arte digitale e i progetti innovativi.

Rispetto al mercato italiano, ho notato un approccio più dinamico e una forte attenzione quasi spudorata al collezionismo come investimento.

Qual è il ruolo delle gallerie d’arte nella promozione e valorizzazione del tuo lavoro?

Le gallerie hanno giocato un ruolo cruciale nella promozione e valorizzazione del mio lavoro sin dall’inizio, dalla prima mostra presso Fabbrica Eos nel 2004 alle gallerie con cui collaboro in questo periodo.

Le gallerie posizionano il mio lavoro nei contesti delle manifestazioni fieristiche e spesso sono partner di progetti più ampi.

Sono spesso il ponte tra la mia visione e il pubblico, amplificando il messaggio e creando le condizioni per un dialogo autentico con i collezionisti.

Come le nuove tecnologie, come i NFT o il digitale, stanno influenzando la tua pratica e il mercato delle tue opere?

Le nuove tecnologie hanno ampliato le possibilità espressive e il mercato delle mie opere. I NFT, in particolare, mi hanno permesso di raggiungere un pubblico più giovane e tecnologicamente orientato, aprendo nuovi canali di distribuzione e interazione.

Pensi che le tue opere d’arte siano percepite come investimento a lungo termine?

Le mie opere sono viste come un investimento nel futuro. Non parlo solo di valore economico, ma di un valore culturale che cresce nel tempo. Chi sceglie un mio lavoro sta acquistando una visione, un pezzo di una storia che continuerà a evolvere.

Quando ho esposto ad esempio nel 2015 le mie opere in realtà virtuale, ancora metaversi e mondi virtuali non erano conosciuti, figuriamoci se percepiti come opere d’arte.

Come vedi il futuro del mercato dell’arte e il tuo percorso all’interno di questo panorama in evoluzione?

Il futuro del mercato dell’arte è una convergenza di mondi: fisico, digitale e concettuale. Vedo un panorama in cui l’arte non è solo qualcosa da contemplare, ma da vivere e sperimentare. Sarà sempre più interattivo e vedrà il ruolo del fruitore o del collezionista sempre più attivo all’interno dell’opera.

Il mio percorso è quello di un esploratore, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi per raccontare le trasformazioni di questo mondo in continuo cambiamento.

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